1969 novembre 5 Quattro gol ma una squadra che per ora « vive di rendita »

1969 novembre 5 (Il Gazzettino)

Quattro gol ma una squadra che per ora « vive di rendita »

L’asso del Cagliari ha segnato 15 volte in 13 partite azzurre

(DAL NOSTRO INVIATO)
Roma, 4 novembre
Dopo 30 minuti, la situazione era questa: Toshack, uno spilungone da basket marcato da Puja,
aveva beccato in pieno il palo alla destra dello stupefatto Albertosi; Rivera non spremeva stilla di
sudore: Italia rabbrividita nonostante « er sole de Roma ». All’inizio, un pubblico carico d’epos, di
nazionalismo, di bandiere. Poi, a gole strette, muto. Poi, in reazione crescente, fino ai fischi, agli
insulti isolati. Infine, erano passati esattamente 33 minuti, tutta una curva (quella che nel derby tifa-
Lazio) a scandire il nome di Mazzola, di Mazzola Sandro, come estremo tentativo per cacciare i
fantasmi di un pomeriggio farsesco nel quale sembrava che un Galles di ragazzi fosse la squadra in
attesa del visto per il Messico.

Che succedeva? L’Italia dei nervi soffici non connetteva né ritmo né schemi. Una difesa fumista,
impaurita (ricordate la paura di Salvadore?). Un mediano, Bertini, legato alla propria area di rigore
dalla paura tattica di Valcareggi. Un gioco scardinato, senza capo né coda, dove Rivera non è
cervello ma interpreta il cliché di geniale prodotto italiano incapace « fisicamente » di essere
l’uomo-guida persino in un match facile, contro una squadra imbottita di riserve, contro una
nazionale sulla quale ha detto tutto Helenio Herrera con una battuta di cianuro, ma di cianuro esatto:
« Qualsiasi squadra italiana di serie A avrebbe vinto contro il Galles ». Dopo 30 minuti, l’Italia
poteva contare soltanto su un episodio importante: al 25′, su corner, e buco esilarante del portiere
gallese, Luigi Riva tira, Derret e Yorath fanno paravento sulla linea di porta.

La panchina dell’Italia, intanto, appare stremata. La notte non è stata facile per il ct Valcareggi.
Lo abbiamo visto per la prima volta tirato, eccitabile, polemico. Polemico con un paio di giornalisti.
Poi oscuro in alcune battute su Zoff e Albertosi, come se avesse dovuto subire un’impostazione che
il «contratto federale» ufficialmente non prevede. L’ombra di giorni tirati e assurdi si allunga sulla
panchina.

Valcareggi tiene Facchetti a marcare stretto in area una delle due punte fisse del Galles mentre
Burgnich naviga a metà campo per inseguire ora un mediano ora un finto centravanti. Doppio
squilibrio, perchè Facchetti il « taca la bala » lo conosce e lo pratica dalla nascita (all’Inter);
Burgnich invece no. Facchetti passa mezza partita a fare il mimo verso la panchina del buon Valca.
Ma, il Valca non vede. Sente anche lui la paura. I professionisti che abbandonano i ritiri per
chiedere 40 milioni di ingaggio, e sparano botte tremende quando si tratta di fare polemica
« interna », adesso sembrano dei ragazzuoli sani ma pieni di complessi, a contatto con vigorosi
minatori, celti biondicci con i polmoni gonfi di nebbia inglese e di voglia di correre, magari per
beccare un pareggio, l’unico punto del girone, la bandiera.

L’Olimpico è troppo vasto, le gradinate troppo lontane dal prato verde perchè la « carica », il
tranquillante nervoso, l’iniezione di forza possa venir trasmessa dal pubblico. Ci vorrebbe San Siro,
con le inferriate a 3 metri dai giocatori. La gente parla, non urla, come in un salotto e senti
pronunciare soltanto un nome, fatto di quattro lettere, impastato di muscoli duri, di una faccia
squadrata, di un ciuffo sul quale passa ritmicamente la mano, quando gli va bene e quando gli va

male: R-i-v-a-. Solo il suo sinistro può cancellare d’istante le paure di Salvadore, di Valcareggi, il
palo di Toshack, le marcature sbagliate, la pennichella di Rivera.

Guardo l’orologio, segna il 36. La gente si posa le mani sulla faccia perché, proprio al centro
dell’area sta scendendo Hole. Nessuno lo sta marcando; De Sisti, giusto sul limite, lo contrasta, gli
strappa la palla calciando alla strapaese, dove va va, 40 metri di rilancio, forse di più. E becca
giusto Rivera in posizione di ala destra: scatto, cross molto bello e preciso al centro. Sta arrivando,
al centro, il sinistro di Riva e Luigi Riva, lombardo, se non ha un ostacolo tra il sinistro e il portiere,
9 volte su 10 non sbaglia. E’ gol secco, forte, a fil di palo. E’ la prima azione in contropiede
dell’Italia ed è il primo gol: l’Italia del catenaccio si salva con il contropiede, lo schema che ama.

L’arbitro bulgaro, un amico, un vero amico come previsto, fischia la fine del primo tempo.
Valcareggi ha sottobraccio Mazzola, gli parla, sostituirà Anastasi. Commento di Helenio: « Avrei
tolto un centrocampista, non una punta, contro una squadra tanto… piccola! ». Ci vorrebbe fantasia,
e il gusto del rischio, ma Mandelli è di Torino e il Valca « federalizzato ». Ha comunque fortuna: il
Sandrino, con De Sisti che sale e si entusiasma, viene smarcato in area. Il Sandrino si ricorda del
mestiere di goleador e segna sorridendo. Che England, il gigante, il giocatore più classico del
Galles, vada in gol con la fronte altissima, significa poco. Nemmeno England poteva fare grande il
Galles. La gente cercava ancora il sinistro di Riva. E lui, il lombardo, chiamava la palla da tutte le
parti, e scattava sempre da una parte sola, al centro, da centravanti.

— E’ il 28′. Puja solleva le radici e scatta, s’intende con De Sisti, allarga a sinistra, Riva era
scappato al marcatore. Il sinistro sembra tricolore: calcio di collo, ancora un gol. In questo
momento, noto, ne ha fatti 14 in 13 partite azzurre.

— E’ il 35′. Domingo rovescia, testa di Mazzola a Facchetti, senza radici, come Puja. Cross,
stavolta Riva ha una voglia matta di segnare ancora. Colpisce al volo, di striscio, come uno sfregio
alla palla, ancora un gol, tre in 90 minuti. Ne ha fatti 16 in 13 patite azzurre.

Con due difensori sganciati in avanti (cioè Puja e Facchetti) ha stravinto la partita, andando in
testa con la differenza-reti rispetto alla Germania Est. Con Riva hai tappato ancora una volta i vuoti
e le ansie di una nazionale che è campione d’Europa, ma non lo dimostra. Va a finire che un 4-1 ti
lascia quasi amaro perchè ti sembra troppo di un giocatore e troppo poco di una squadra. Mi sembra
anche che « questa » nazionale non possa trascurare a priori Prati. Perchè Prati non è Riva, ma Prati
è atleta. E l’Italia ha bisogno di innestare atleti che, la notte prima, riescano a dormire senza
tranquillante. In Messico si va così o è meglio non andarci.

Puricelli: Riva è come Manolete

Vicenza, 4 novembre
Sulla vittoria contro il Galles Puricelli ha detto: « Nel primo tempo gli azzurri non combinavano
niente di buono secondo me perché erano troppo tesi. Riva ha sbloccato la situazione e le cose sono
andate decisamente meglio. C’è stata poi la sostituzione di Anastasi che andava fatta perché il
giocatore juventino non creava spazi per Riva che era molto marcato. De Sisti ottimo autore di una
gara entusiasmante. Però alla conclusione del discorso non posso fare a meno di dire che quando c’è
Riva in campo difficilmente si perde, quello è come Manolete nell’arena, cui nessun toro resiste! ».

Cagliari in festa per i gol del suo idolo

Cagliari, 4 novembre

(Ansa) I tifosi cagliaritani hanno festeggiato i tre gol messi a segno da Riva contro il Galles; alcuni
cortei di automobili, con bandiere dei colori del Cagliari, sono sfilate per le vie della città suonando
clacson e trombe. Su un motofurgone pavesato di bandiere rossoblù era un’improvvisata orchestrina
composta da giovanissimi elementi che accompagnava il grido « Riva, Riva sei grande » scandito
dai numerosi tifosi. Grandi foto di Riva sono state fissate sui portabagagli delle auto che in alcune
zone hanno interrotto per alcuni minuti il traffico.