1972 Ottobre 15 Dopo Monaco
1972 Ottobre 15 – Dopo Monaco
Le molto” aristocratiche” (sport equestri e scherma) 18 medaglie di Monaco non sono mai riuscite a
compensare la tabula rasa di specialità come il ciclismo la box o il canottaggio che, risultati alla
mano, equipararono l’Italia a Panama o Andorra. È cominciata dunque la corsa ai perché è alle
responsabilità.” Tutto da rifare” ammise l’on Franco Evangelisti riferendosi al pugilato, mentre i
contratti di alcuni preparatori anche vaccinatissimi, vedi Rimedio per il ciclismo, finiscono oggi nei
cestini del Coni.
Il radar sugli errori serve uscire dal passato, ma lo sport italiano come quasi sempre il pericolo di
scambiare la parte per il tutto, l’inadeguatezza di un tecnico per malessere di fondo. A che serve
invece licenziare un paio di persone se le buone intenzioni di migliaia di giovani cadranno sullo
stesso avaro terriccio dell’indifferenza?
“Crisi di praticanti” ha detto un responsabile del canottaggio, coinvolgendo anche altri settori. E,
aggiungerei, crisi d’incentivi a praticare in una Società che forse parla troppo di giovani per riuscire
ad essere anch’essa veramente giovane, e quindi generosa con la cultura, l’educazione e gli hobby
delle verdi generazioni. A distanza di due mesi, Monaco rischia di diventare occasione per qualche
sternuto burocratico, senza perforazioni più profonde.
Nove ore di trasmissione al giorno: delle Olimpiadi la televisione nostrana diede anche il respiro
senza perpetuare però, prima e dopo, una presenza promozionale sullo sport extra agonistico,
presenza oltretutto obbligatoria in regime di monopolio. Per contagio reciproco, pubblico e stampa
hanno già stornato Monaco ritrovando vitale persino il “gioco del 7”, Tra Mazzola e Rivera. E la
stessa iniziativa politica si dedica al football, con priorità determinata dal potere di pressione,
attraverso l’ipotesi di sciopero, del sindacato sul Totocalcio.
Eppure, la nostra gioventù non avrebbe bisogno di modelli deformanti sul tipo della Germania Est
dove il 35% della popolazione pratica sport soprattutto perché il paragrafo 3 dell’art. 25 della
Costituzione dice che:”… per formare completamente la personalità socialista… lo Stato incoraggia
la partecipazione dei cittadini… alla cultura fisica e allo sport”.
La nostra gioventù ha soltanto bisogno di strumenti morali e materiali per autogestire il proprio
tempo libero, senza etichette o passo dell’oca. Ha bisogno di sensibilità nei politici, di
partecipazione negli strumenti di informazione. Ha bisogno di impianti, istruttori, finanziamenti al
piccolo associazionismo. Ha bisogno di tutto ciò anche perché lo sport non sia lusso per gente-bene,
con lire facili, ma servizio popolare.
Dopo Monaco, la Rari Nantes di Padova ha visto l’esempio di Novella Calligaris tradursi in una
leva giovanile senza precedenti. E, l’altro giorno, sulla pista di rubkor di Castelfranco Veneto, ho
scoperto ragazzini sui 10 anni che correvano dopo essersi ribattezzati, tra loro, Viren o Vasala o
Wottel! Sono queste le silenziose ma spontanee semine di un’Olimpiade, anche la più in crisi:
trascurarle o rifiutarle sarà una mozzata allo Sport e, soprattutto, all’homo sapiens.