1972 Settembre 18 La mezzadria delle paure
1972 Settembre 18 – La mezzadria delle paure
Gianni Rivera ha appena compiuto 29 anni; Sandro Mazzola ne avrà 30 fra un paio di mesi: non
sarebbero poi nemmeno tanto “ vecchi ”, né per l’anagrafe comunale né per quella pedatoria. Ci ha
però pensato la Nazionale a renderli decrepiti, noiosi, eccessivi come certi bocconi che ingoi non
per fame ma per ingordigia.
A questo punto, non sembrano nemmeno due personaggi autonomi. Piuttosto, sono siamesi azzurri,
legati allo stesso copione. Li potresti chiamare Sandro Rivera o Gianni Mazzola, e nessuno farebbe
caso all’inversione, suturati quali sono dal tifo, dai tecnici e dalla critica. I due “ abatini ” di Gianni
Brera sono inceneriti da un pezzo. Ora, ci troviamo di fronte a un unico incanutito vecchietto di 59
anni suonati, gli anni appunto di Rivera e Mazzola, sommati assieme.
Artigiani di questa sintesi sono Carraro-Valcareggi, capaci di andare al tramonto del ’72 con la “
staffetta ”, un po’ gioca Mazzola un po’ gioca Rivera, in pedagogia da infanzia inoltrata, “ metà per
ciascuno non fa male a nessuno ”. Naturalmente, non sono mancate le spiegazioni dalle quali
emerge il travaglio interiore e, faticosamente, l’approdo: “ Avevo due soluzioni, – ha spiegato il Ct
– mandare in campo per tutta la partita Mazzola o escludere Sandrino e usare Rivera nell’intero
match. Quindi, ho preferito farli giocare tutti e due, un tempo a testa ”. Sic.
Opportunista fino al midollo, Mazzola ha risposto: “ obbedisco ”. Oramai calato nello stabile ruolo
di microfono della classe pedatoria, Rivera ha invece ribadito: “ Abbiamo fatto 50 partite ciascuno
in Nazionale: possibile che ci si debba ancora collaudare con spezzoni da 45 minuti? ”. E’ assurdo
non dar ragione totale al regista del Milan.
Ogni tifoso-medio può contare su un sacco di informazioni, tante da bastare per una scelta tra
Mazzola e Rivera. I più al buio di tutti paiono paradossalmente i padroni di Coverciano, quelli che (
vedi, per esempio, Valcareggi) ritirano la busta-paga per fare una formazione, non per allenarla.
Mazzola dimostrò più volte di sapersela cavare all’ala destra, persino a Cagliari contro la Spagna
nella partita dei mandarini. Rivera rifiuta per principio la maglia numero 7, Mazzola possiede più
lampo negli ultimi venti metri del gol. Rivera veste con più naturalezza funzioni di finitore.
Mazzola è più malleabile tatticamente, capace d’essere punta o il contrario, cioè l’uomo del
disimpegno, davanti alla propria difesa, come in Messico nel ’70. Rivera tiene posizione con
maggiore coerenza alle proprie vocazioni tecniche: raramente si dedica al recupero sudante.
Ossessionati dall’ambizione d’essere Di Stefano e Schiaffino, entrambi hanno recitato una carriera
da calciatori di lusso, quasi un bene “ voluttuario ” della Nazionale, alla quale non offrono un porto
ma soltanto saltuari attracchi. Se i mediani, per esempio, preferiscono l’unità tattica di Mazzola, i
frangi-cross come Riva tengono in simpatia le traiettorie di Rivera.
Ma evidentemente, nemmeno cento partite bastano ai “ federali ” per decidere se Rivera o Mazzola,
o entrambi, siano maturi per una partita intera: mi pare questa la nota più desolante del football che
riprende stagione. L’ossido ritorna proprio con un match ( anti-jugoslavia) che vale come ultimo
ripasso prima di andare in Svizzera e aprire a Berna il biennio dei Mondiali, quelli che nel ’74
ritorneranno all’ Olympiastadion di Monaco.
Non serviranno i giovani, né un terzino d’attacco né un mediano all’inglese né lo sperone di
Chinaglia, se il taglio mentale del clan Italia conserverà fissata, paura di disturbare le opinioni dei
giornali, paura di rompere la quiete dei tifosi, paura di essere qualcosa di “ diverso ”, finalmente
diverso dal passato.
Perciò, quella che sale dalla staffetta Rivera-Mazzola non è nemmeno noia tecnica: è invece
costume tutto nostrano. La Germania quasi dimentica un giocatore come Overath; l’Italia si dispera
per la maglia numero 8. La voglia del “ risultato ” scava nel cuore di un ct. come un infarto. Il
campanilismo sente la Nazionale quasi come fatto regionale. E, nonostante camminino verso lo “
statuto dei lavoratori ”, persino Mazzola & Rivera non hanno ancora trovato una fissa dimora nelle
lavagne di Coverciano.
Un giorno, chiederanno la liquidazione azzurra: visto che sono “ mezzi uomini ”, uomini di
staffetta, sarà liquidazione da 45 minuti a testa. Portano addosso la colpa d’essere, da una decina
d’anni, gli stemmi di due Clubs di stazza europea, l’Inter e il Milan, nella metropoli più metropoli
d’Italia, nella regione-pilota del football, la Lombardia. Tra questi due stemmi, non potendo
scegliere senza dividere, la Nazionale fa l’indifferente, e li solleva entrambi.
“ Avesse due Pelè, – ha detto Rivera – il Brasile ne ammazzerebbe uno! ”.
Il costo della sopravvivenza, per Mazzola e Rivera resta la mezzadria.